Commento dell'editore:
Tra luci e ombre, la storia di Celestino V e della Chiesa nel XIII secolo
S. Celestino V papa, l'eremita che rinuncia al soglio pontificio, mette in risalto due antitetiche concezioni del Papato nel XIII secolo: la Chiesa quale espressione di potere e la Chiesa come irradiazione d'amore. Le due diverse concezioni rivelano l'emergenza drammatica in cui versava la società cristiana nel Medio Evo, e l'attesa di un cambiamento urgente e improrogabile. La soluzione che si prospettava era duplice: quella incarnata da Celestino V e preconizzata da Gioacchino da Fiore, di una Chiesa, cioè, "spiritualis", rinnovata dallo Spirito Santo, con un "Pastor angelicus" e con gli ordini monastici predominanti nei punti strategici e decisionali della gestione del potere; l'altra, la Chiesa teocratica, che prese l'avvio ai tempi di Gregorio VII e di Innocenzo III, diventata poi la cosiddetta Chiesa "carnalis" rappresentata da Bonifacio VIII. Il quale affermava ex cattedra la superiorità del potere spirituale sugli ordinamenti umani.