Commento dell'editore e quarta di copertina:
Forse solo di recente è stata trovata una buona chiave critica per quella davvero singolare personalità che fu Paolo Uccello: personalità apparentemente contraddittoria – estremamente sofistica e nello stesso tempo ingenua; troppo scientifica e troppo fantastica – che perciò non dovette sfuggire a dubbi e censure dei contemporanei, come a quelle del suo stesso amico Donatello; mentre nel nostro secolo doveva tanto affascinare, sembrando anticipare addirittura poetiche moderne quali il Cubismo e il Surrealismo. Tale nuova interpretazione (Parronchi) si basa sostanzialmente sulla considerazione che Paolo non appartiene alla linea maestra del Rinascimento, quella della prospettiva del Brunelleschi, della pittura di pieno dominio umano e umanistico di Masaccio, dei libri teorici dell'Alberti; ma che invece, partito da Firenze nel 1425 proprio alla vigilia dei primi grandi definitivi raggiungimenti, vi ritornò, dopo il soggiorno nell'ambiente tardo-gotico veneziano, ormai non più completamente flessibile a quell'indirizzo, ma improntato invece dal precedente più incerto sperimentalismo che aveva caratterizzato i primi cinque lustri del Quattrocento fiorentino. E Donatello gli avrebbe rimproverato appunto di "lasciare il certo per l'incerto".
(Dalla Presentazione di Luciano Berti)
Sommario:
pag. 7 Luciano Berti, "Un ingegno sofistico e sottile"
23 La vita e l'arte, Mauro Minardi
79 I capolavori, Mauro Minardi
Apparati
170 Tavola cronologica
172 Collocazione geografica delle opere
178 Breve antologia critica
189 Consigli bibliografici