Tre manoscritti greco-veneziani degli oracoli attribuiti all'imperatore bizantino Leone il Saggio (Bodl. Baroc. 170, Marc. gr. VII.22, Marc. gr. VII.3)
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Seconda di copertina:
"Vorrei aver visto con i miei occhi queste due meraviglie: il libro di Gioacchino, abate calabrese, che predice tutti i papi futuri e quello di Leone l'Imperatore, che predice gli imperatori e i patriarchi di Grecia". Con queste parole Michel de Montaigne sul finire del XVI secolo rimandava agli oracoli attribuiti all'imperatore bizantino Leone il Saggio (886-912), vaticini che in quegli anni godevano di una grande diffusione e di una rinnovata popolarità.
Lo studio di tre manoscritti, splendidamente illustrati, degli Oracula Leonis, oltre a fornirci preziose indicazioni su questi testi e le loro interpretazioni, permette di intravedere un particolare ambiente di eruditi che tra Creta e Venezia, negli anni di Lepanto, si interessa a questi vaticinî, sia per motivazioni politiche, ritenendo che essi annuncino la fine imminente del Turco, sia per altre ragioni, non ultima quella che vedeva racchiusa negli Oracula "la dottrina degli antichi hieroglyphici".
Indice:
pag. 7 Premessa
10 Abbreviazioni
11 1. Preliminari
17 2. Il codice di Francesco Barozzi (1537-1604)
49 3. Il codice di Giorgio Klontzas (1540 ca. - 1608)
73 4. Da Zaccaria Skordylis al Vaticinium Severi et Leonis del 1596
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