BUONE CONDIZIONI
Indice:
pag. 9 P.L. Ginguené: Franco Sacchetti
LE NOVELLE
19 Proemio
(Manca la Novella I)
21 Novella II
Lo re Federigo di Cicilia è trafitto con una bella storia da ser Mazzeo speziale di Palermo
23 Novella III
Parcittadino da Linari vagliatore si fa uomo di corte, e va a vedere lo re Adoardo d'Inghilterra, il qual, lodandolo, ha da lui molte pugna, e poi, biasimandolo, riceve dono
26 Novella IV
Messer Bernabò signore di Melano comanda a uno abate, che lo chiarisca di quattro cose impossibili; di che uno mugnaio, vestitosi de' panni dello abate, per lui le chiarisce in forma che rimane abate, e l'abate rimane mugnaio
30 Novella V
Castruccio Interminelli, avendo un suo famiglio disfatto in uno muro il giglio dell'arma fiorentina, essendo per combattere, con un fante lo fa combattere, che avea l'arma del giglio nel palvese, ed ei è morto
32 Novella VI
Marchese Aldobrandino domanda al Basso della Penna qualche nuovo uccello da tenere in gabbia; il Basso fa fare una gabbia, ed entrovi è portato a lui
34 Novella VII
Messer Ridolfo da Camerino, al tempo che la Chiesa avea assediato Forlì, fa una nuova e notabile assoluzione sopra una questione che aveano valentri uomini d'una insegna
36 Novella VIII
Uno Genovese sparuto, ma bene scienziato, domanda Dante poeta come possa intrare in amore a una donna; e Dante li fa una piacevole risposta
38 Novella IX
Messer Giovanni della Lana chiede a uno buffone, che faccia un bel partito: quelli ne fa uno molto nuovo: a colui non piace; fanne un altro, donde messer Giovanni scornato si parte
39 Novella X
Messer Dolcibene, essendo con messer Galeotto alla valle di Josafat, e udendo che in sì picciol luogo ciascuno ha a concorrere al diejudicio, piglia nuovamente luogo per non affogare allora
40 Novella XI
Alberto da Siena è richiesto dallo inquisitore, ed egli, avendo paura, si raccomanda a messer Guccio Tolomei; ed in fine dice, che per Donna Bisodia non è mancato, che non abbia avuto il malanno
43 Novella XII
Come Alberto detto, rimenando un ronzino restìo a casa, risponde a certi, che 'l domandano nuovamente, come nuovo uomo era
44 Novella XIII
Come Alberto, essendo per combattere con li Sanesi, si mette il cavallo innanzi, ed egli, smontato, gli sta di dietro a piede, e la ragione che egli assegna, quello esser il meglio.
45 Novella XIV
Come Alberto, avendo a far con la matrigna, essendo dal padre trovato, allega con nuove ragioni piacevolmente.
47 Novella XV
La sorella del marchese Azzo, essendo andata a marito al giudice di Gallura, in capo di cinque anni torna vedova a casa. Il frate non la vuol vedere, perché non ha fatto figliuoli, ed essa con un motto il fa contento
49 Novella XVI
Un giovene sanese ha tre comandamenti alla morte del padre: in poco tempo disubbedisce, e quello che ne seguita
53 Novella XVII
Piero Brandani da Firenze piatisce, e dà certe carte al figliuolo; ed elli, perdendole, si fugge, e capita dove nuovamente piglia un lupo, e di quello avuto lire cinquanta a Pistoia, torna, e ricompera le carte
57 Novella XVIII
Basso della Penna inganna certi Genovesi arcatori, e a un nuovo giuoco vince loro quello ch'egli avevano
59 Novella XIX
Basso della Penna a certi forestieri, che domandavano lenzuola bianche, le dà loro sucide, ed eglino dolendosi, prova loro che l'ha date bianche
60 Novella XX
Basso della Penna fa un convito, là dove, non mescendosi vino, quelli convitati si maravigliano, ed egli gli chiarisce con ragione, e non con vino
61 Novella XXI
Basso della Penna nell'estremo della morte lascia con nuova forma ogni anno alle mosche un paniere di pere mézze, e la ragione, che ne rende, perché lo fa
63 Novella XXII
Due frati minori passano dove nella Marca è morto uno; l'uno predica sopra il corpo per forma, che tale avea voglia di piagnere, che fece ridere
65 Novella XXIII
Messer Niccolò Cancellieri per esser tenuto cortese fa convitare molti cittadini, ed innanzi che vegna il dì del convito, è assalito dall'avarizia, e falli svitare
66 Novella XXIV
Messer Dolcibene al Sepolcro, perché ha dato a uno Judeo, è preso e messo in un loro tempio, là dove nella feccia sua fa bruttare i Judei
68 Novella XXV
Messer Dolcibene per sentenzia del Capitano di Forlì castra con nuovo ordine un prete, e poi vende li testicoli lire ventiquattro di bolognini
69 Novella XXVI
Bartolino farsettaio fiorentino, trovandosi nel bagno a Petriuolo col maestro Tommaso del Garbo, e con maestro Dino da Olena, insegna loro trarre il sangue, ecc.
70 Novella XXVII
Marchese Obizzo da Esti comanda al Gonnella buffone che subito vada via, e non debba stare sul suo terreno; e quello che segue.
72 Novella XXVIII
Ser Tinaccio prete da Castello mette a dormire con una sua figliuola un giovane, credendo sia femmina, e 'l bel trastullo che n'avviene.
75 Novella XXIX
Un cavaliero di Francia, essendo piccolo e grasso, andando per ambasciadore inanzi a Papa Bonifazio, nell'inginocchiarsi gli vien fatto un peto, e con un bel motto emenda il difetto.
76 Novella XXX
Tre ambasciadori cavalieri sanesi ed uno scudiere vanno al Papa. Fanno dicitore lo scudiere, e la cagione perché, e quello che con piacere ne seguìo.
78 Novella XXXI
Due ambasciadori di Casentino sono mandati al vescovo Guido d'Arezzo; dimenticano ciò che è stato commesso, e quello che 'l vescovo dice loro, e come tornati hanno grande onore per aver ben fatto.
82 Novella XXXII
Uno frate predicatore in una terra toscana, di quaresima predicando, veggendo che a lui udire non andava persona, trova modo con dire che mostrerà che l'usura non è peccato, che fa concorrere molta gente a lui ed abbandonare gli altri.
85 Novella XXXIII
Lo vescovo Marino scomunica messer Dolcibene, e ricomunicandolo poi, dando della mazzuola troppo forte, messer Dolcibene si leva, e cacciandolsi sotto, gli dà di molte busse.
87 Novella XXXIV
Ferrantino degli Argenti da Spuleto, essendo al soldo della Chiesa a Todi, cavalca di fuori; e poi, essendo tornato tutto bagnato di pioggia, va in una casa, dove truova al fuoco di molte vivande ed una giovene, nella quale per tre dì sta come gli piace.
93 Novella XXXV
Un chericone, sanza sapere gramatica, vuole con interdotto d'un cardinale, di cui è servo, supplicare dinanzi a papa Bonifazio un benefizio, là dove dispone che cosa è il terribile.
95 Novella XXXVI
Tre Fiorentini, ciascuno di per sé, e con nuovi avvisi per la guerra tra loro e' Pisani, corrono dinanzi a' Priori, dicendo che hanno veduto cose, che niuna era presso a cento miglia; e cosí ancora, che avevano fatto, e non sapeano che.
96 Novella XXXVII
Bernardo di Nerino, vocato Croce, venuto a questione a uno a uno con tre Fiorentini, confonde ciascuno di per sé con una sola parola.
99 Novella XXXVIII
Messer Ridolfo da Camerino con una bella parola confonde il dire de' Brettoni suoi nimici, faccendosi beffe di lui, perché fuor di Bologna non uscìa.
100 Novella XXXIX
Agnolino Bottoni da Siena manda un cane da porci a messer Ridolfo da Camerino, ed egli lo rimanda in dietro con parole al detto Agnolino con dilettevole sustanza.
102 Novella XL
Il detto Messer Ridolfo a un suo nipote, tornato da Bologna da apparare ragione, gli prova che ha perduto il tempo.
103 Novella XLI
Molte novellette, e detti del detto Messer Ridolfo piacevoli, e con gran sustanza.
107 Novella XLII
Messer Macheruffo da Padova fa ricredenti i Fiorentini di certe beffe fatte contro a lui da certi giovani sciagurati, e con opere ancora il dimostra.
109 Novella XLIII
Un Cavaliero di piccola persona da Ferrara andò podestà d'Arezzo: quando entra nella Terra s'avvede essere sghignato, e con una parola si difende.
(Mancano le novelle XLIV, XLV, XLVI)
110 Novella XLVII (frammento)
111 Novella XLVIII
Lapaccio di Geri da Montelupo a la Ca' Salvadega dorme con un morto: caccialo in terra dal letto, non sappiendolo: credelo avere morto, ed in fine trovato il vero, mezzo smemorato si va con Dio.
116 Novella XLIX
Ribi buffone, tornando da un pardi nozze con certi giovani fiorentini, è preso di notte dalla famiglia: giunto dinanzi al Podestà, con un piacevol motto delibera lui e tutta la brigata.
120 Novella L
Ribi buffone, vestito di romagnuolo, essendo rotta la gonnella, se la fa ripezzare con iscarlatto alla donna di messer Corso Donati, e quello che rispondea a chi se ne facea beffe.
122 Novella LI
Ser Ciolo da Firenze, non essendo invitato, va ad un convito di messer Bonaccorso Bellincioni delli Adimaru; èlli detto; e quelli, essendo goloso, risponde sì, che ed allora e poi mangiovvi spesso.
124 Novella LII
Sandro Tornabelli, veggendo che uno il vuol fare pigliare per una carta, della quale avea fine, s'accorda col messo a farsi pigliare, ed ha il mezzo guadagno dal messo.
127 Novella LIII
Berto Folchi, essendo in una vigna congiunto con una forese, alcuno viandante passando di sopra un muro, non accorgendosi, li salta addosso, il quale credendo sia una botta, fuggendo grida accorr'uomo, e mette tutto il paese a romore.
131 Novella LIV
Ghirello Mancini da Firenze dice alla moglie quello che ha udito di lei, e quella scusandosi, fa a littera quello di che è stato ragionato in una brigata.
(Mancano le novelle LV, LVI, LVII, LVIII)
133 Novella LIX (frammento)
135 Novella LX
Frate Taddeo Dini, predicando a Bologna il dì di Santa Caterina, mostra un braccio contro a sua volontà, gittando un piacevol motto a tutta la predica.
136 Novella LXI
Messer Guglielmo da Castelbarco, perché un suo provvisionato mangia maccheroni col pane, gli toglie ciò che con lui molti anni ha guadagnato.
138 Novella LXII
Messer Mastino, avendo tenuto uno provvisionato a far sua fatti, e parendogli che fusse arricchito, domanda veder ragione da lui, il quale con nuova malizia fa, ch'egli è contento non rivederla.
140 Novella LXIII
A Giotto gran dipintore è dato un palvese a dipingere da un uomo di picciolo affare. Egli facendosene scherne, lo dipinge per forma, che colui rimane confuso.
142 Novella LXIV
Agnolo di ser Gherardo va a giostrare a Peretola, avendo settanta anni, ed al cavallo è messo un cardo sotto la coda; di che movendosi con l'elmo in testa, il cavallo non resta, che corre insino a Firenze.
145 Novella LXV
Messer Lodovico da Mantova per una piccola parola, che per sollazzo dice un suo provvisionato, gli toglie ciò che egli ha.
146 Novella LXVI
Coppo di Borghese Domenichi da Firenze, leggendo una storia del Titolivio, gli venne sì fatto sdegno, che, andando i maestri per danari a lui, non gli ascolta, non gli ascolta, e cacciagli via.
148 Novella LXVII
Messer Valore de' Buondelmonti è conquiso e rimaso scornato da una parola che un fanciullo gli dice, essendo in Romagna.
150 Novella LXVIII
Guido Cavalcanti, essendo valentissimo uomo e filosofo, è vinto dalla malizia d'un fanciullo.
151 Novella LXIX
Passera del Gherminella, credendo trovare gente grossa per arcare, ne va in Lombardia, e trovandoli più sottili che non volea, ritorna a fare il suo giuoco in Firenze.
154 Novella LXX
Torello di Maestro Dino con uno suo figliuolo si mettono a uccidere dua porci venuti da' suoi poderi, ed in fine, volendoli fedire, li porci si fuggono, e vanno in un pozzo.
158 Novella LXXI
Un Frate romitano di quaresima in pergamo a Genova ammaestra ch'e Genovesi debbano far buona guerra.
158 Novella LXXII
Un Vescovo dell'Ordine de' Servi al luogo della chiesa loro di Firenze, dicendo le più nuove cose del mondo, e le più stolte, tira a sé di molta gente.
160 Novella LXXIII
Maestro Niccolò di Cicilia predicando in Santa Croce, gittò un motto verso il Volto santo, il qual è... , e fa rider tutta la gente.
162 Novella LXXIV
Messer Beltrando da Imola manda un notaio per ambasciadore a messer Bernabò, il quale, veggendolo piccolino e giallo, il tratta come merita.
164 Novella LXXV
A Giotto dipintore, andando a sollazzo con certi, vien per caso che è fatto cadere da un porco; dice un bel motto; e domandato d'un'altra cosa, ne dice un altro.
165 Novella LXXVI
Matteo di Cantino Cavalcanti stando su la piazza di Mercato con certi, uno topo gli entra nelle brache, ed egli tutto stupefatto se ne va in una tavola, dove si trae le brache, ed è liberato dal topo.
167 Novella LXXVII
Due hanno una questione dinanzi a certi oficiali, e l'uno ha dato all'un di loro un bue, e l'altro gli ha dato una vacca, e l'uno e l'altro s'ha perduto la spesa.
169 Novella LXXVIII
Ugolotto degli Agli si lieva una mattina per tempo, ed essendoli poste le panche da morti all'uscio, domanda chi è morto; ègli risposto che è morto Ugolotto, onde ne fa gran romore per tutta la vicinanza.
172 Novella LXXIX
Messer Pino della Tosa, essendo a uno corredo in casa di messer Vieri de' Bardi, ha una quistione con un cavaliere, e messer Vieri l'assolve, e fa rimanere il cavaliere contento.
173 Novella LXXXX
Boninsegna Angiolini, essendo in aringhiera bonissimo dicitore, su quella ammutola come uomo balordo, e tirato pe' panni, mostra agli uditori nuova ragione di quello.
175 Novella LXXXI
Uno Sanese, stando da casa i Rossi in Firenze, avendo prestato danari a uno di loro, va do' e' giuoca, e colui, veggendolo, ed avendo vinto, comincia a biastemmare; e 'l Sanese dice, che non gli dè' dar nulla.
177 Novella LXXXII
Uno Genovese quasi uomo di corte per una festa che si fa a Melano, giugne dinanzi a messer Bernabò, il quale, volendo vedere come sostiene al bere, il fa provare con un gran bevitore suo famiglio; e 'l Genovese il vince.
179 Novella LXXXIII
A Tommaso Baronci, essendo de' Priori, sono fatte da' Priori tre piacevoli beffe.
183 Novella LXXXIV
Un dipintore sanese, sentendo che la moglie ha messo in casa un suo amante, entra in casa, e cerca dell'amico, il quale, trovando in forma di crocifisso, volendo con un'ascia tagliarli quel lavorìo, il detto si fugge, dicendo: Non scherzare con l'ascia
189 Novella LXXXV
Un Fiorentino toglie per moglie una vedova stata disonestissima di sua persona, e con poca fatica la gastiga sì, ch'ella diviene onesta.
191 Novella LXXXVI
Fra Michele Porcelli trova una spiacevole ostessa in uno albergo, e fra sé dice: se costei fusse mia moglie, io la gastigherei sì, che ella muterebbe modo. Il marito di quella muore; Fra Michele la toglie per moglie, e gastigala com'ella merita.
195 Novella LXXXVII
Maestro Dino da Olena medico, cenando co' Priori di Firenze una sera, essendo Dino di Geri Cigliamochi gonfaloniere di justizia, fa tanto, che 'l detto Dino non cena, volendo dar poi i confini al detto maestro Dino.
199 Novella LXXXVIII
Uno contadino da Decomano viene a dolersi a messer Francesco de' Medici, che uno suo consorto gli vuol torre una vigna, e allega sì piacevolmente, che messer Francesco fa ch'ella non gli è tolta.
201 Novella LXXXIX
Il prete da Mont'Ughi, portando il corpo di Cristo a uno infermo, veggendo uno su un suo fico, con parole nuove e disoneste lo grida, poco curandosi del sacramento che avea tra le mani.
202 Novella XC
Un calzolaio di San Ginegio tratta di tòr la terra a messer Ridolfo da Camerino, al quale essendo venuto agli orecchi, con belle parole lo fa ricredente del suo errore, e perdonali.
204 Novella XCI
Minonna Brunelleschi, essendo cieco, di notte guida altrui ad imbolare pesche; ed alcun altro furto per lui piacevolmente fatto.
207 Novella XCII
Soccebonel di Frioli, andando a comprare panno da un ritagliatore, credendolo avere ingannato nella misura, e 'l ritagliatore ha ingannato lui grossamente.
209 Novella XCIII
Maso del Saggio fa una gran ragunata di cittadini che abbiano grandi nasi, in Santo Piero Scheraggi, e poi con piacevolezza dimostra loro ch'egli hanno grandissimi nasi.
(Mancano le novelle XCIV, XCV, XCVI)
209 Novella XCVII (frammento)
210 Novella XCVIII
Benci Sacchetti trae ad una brigata un ventre della pentola, e mandaselo a casa per il fante, e in scambio di quello mette nella pentola una cappellina.
215 Novella XCIX
Bartolino farsettajo, veggendo la sua donna esser molto nera, con belle parole la morde, comecch'ella non mostrasse intenderle.
216 Novella C
Romolo del Bianco dice al frate in Santa Reparata, predicando dell'usura, che predichi di quelli che accattano, perocchè ivi erano tutti poveri.
217 Novella CI
Giovanni Appostolo sott'ombra di santa persona, entra in un romito, avendo a fare con tre romite, che più non ve ne avea.
221 Novella CII
Uno tavernajo da Settimo, non potendo mettere ed appiccare un porco alla caviglia, grida accorr'uomo, e fa trarre tutto il paese: giunta la moltitudine, domanda ajuto, ed ègli fatto.
223 Novella CIII
Uno prete, portando il corpo di Cristo, e passando la Sieve con esso, il fiume cresce, ed egli s'aiuta, e con una bella risposta dice che ha campato il corpo di Cristo a certi, che erano in su la riva.
225 Novella CIV
Messer Ridolfo da Camerino, per avere diletto d'alcuno, dice a Bologna una novella vera, che par miracolo; e per gli altri gli è risposto con altre due novelle, più vere e incredibili che la sua.
227 Novella CV
Essendo amunito Messer Valore, che muti foggia, mettesi il cappuccio a gote, che mai piú non l'avea portato.
228 Novella CVI
Una moglie d'un orafo riprendendo il marito d'avere avuto a far con altra, ed egli riprende lei per simigliante cosa; ed ella risponde che l'ha fatto in utile della casa, e vince la quistione.
230 Novella CVII
Volpe degli Altoviti, essendo a tagliere con uno, taglia testicciuole di cavretto, e 'l compagno, mentre che taglia, si mangia gli occhi; il quale, ciò veggendo, gli proffera si mangi anco i suoi.
231 Novella CVIII
Testa da Todi, essendo de' Priori, ha sotto carne arrostita insalata, e un catello all'olore gli entra sotto, e abbaia, e tanto fa, ch'egli la getta, e rimane scornato.
233 Novella CIX
Uno va Podestà, e lascia, che la donna abbia guardia d'una botte di vino, sì che la ritrovi. Ella il dà a bere a un suo divoto frate; e 'l marito, tornato d'ofizio, non se ne ricordò; di che ella pone a' Servi una botte di cera.
235 Novella CX
Un gottoso facendo uccidere un porco di Santo Antonio, il porco gli fugge addosso in sul letto, e tutto il pesta, e assanna chi l'ha voluto uccidere, e campa.
237 Novella CXI
Frate Stefano, dicendo che con l'ortica farà levare la figliuola della comare, che più non dorma, ha a fare di lei; e la fanciulla gridando, e la madre dice che faccia forte, sì ch'ella si levi, credendo che faccia con l'ortica; poi in fine lo conobbe per falso compare, e più non volle sua domestichezza.
239 Novella CXII
Essendo Salvestro Brunelleschi a ragionamento con certi, come l'avere a fare con le mogli era dannoso; e Franco Sacchetti dicendo, che di ciò ingrassava, la moglie del detto Salvestro, udendo ciò da una finestra, fa ciò ch'ella puote la notte, perché 'l suo marito ingrassi.
242 Novella CXIII
Al proposto di San Miniato un venerdì santo da uno della brigata delli scopatori, con la bocca, è tolta l'offerta che avea su l'altare.
243 Novella CXIV
Dante Allighieri fa conoscente uno fabbro e uno asinajo del loro errore, perché con nuovi volgari cantavano il libro suo.
245 Novella CXV
Dante Allighieri, sentendo uno asinajo cantare il libro suo, e dire: arri; il percosse, dicendo: cotesto non vi miss'io; e lo rimanente come dice la novella.
246 Novella CXVI
Prete Juccio della Marca è accusato allo Inquisitore per le sue cose lascive, ed essendo dinanzi a lui, gli dà di piglio a' granelli in forma, che mai non li lasciò, che lo prosciolse.
248 Novella CXVII
Messer Dolcibene, essendo nella città di Padova, e non volendo il Signore che si partisse, con una nuova e sottile astuzia al suo dispetto si parte.
250 Novella CXVIII
Il piovano di Giogoli ingannato da un suo fante, il quale con una gran piacevolezza li fichi buoni per sé mangiava, e i cattivi portava al piovano; dopo non molti dì veduto il fatto, n'ebbono gran sollazzo.
252 Novella CXIX
Messer Gentile da Camerino, mandando l'oste a Matelica, certi fanti da Bovegliano, essendo ebbri, combàttono un pagliaio, e nella fine, cogliendo ciriege, sono tutti presi.
255 Novella CXX
Essendo messo di notte un bando in Firenze da casa Bardi, un cherico, essendo entrato in uno monimento per certe faccende, comincia a gridare, e 'l banditore si fugge, credendo sia stata un'anima.
256 Novella CXXI
Avendo maestro Antonio da Ferrara a Ravenna perduto a zara, capita nella chiesa, dov'è il corpo di Dante, e levando tutte le candele dinanzi al Crocifisso, le porta tutte, e appiccale al sepolcro di detto Dante.
258 Novella CXXII
Messer Giovanni da Negroponte, avendo perduto a zara ciò ch'elli avea, andò per vendicarsi, e uccise uno che facea li dadi.
260 Novella CXXIII
Vitale da Pietra Santa, per introdotto della moglie, dice al figliuolo che ha studiato in legge, che tagli uno cappone per gramatica. Egli lo taglia in forma che, dalla sua parte in fuori, ne tocca agli altri molto poco.
262 Novella CXXIV
Giovanni Cascio fa temperare Noddo, essendo a tagliere con lui, di non mangiare li maccheroni caldi, con una nuova astuzia.
264 Novella CXXV
Carlo Magno, credendo fare tornare alla fede... Giudeo, il detto... essendo a mensa con lui, lo riprende, come egli non osserva la fede cristiana, come si dee, onde il detto... testa rimane quasi conquiso.
266 Novella CXXVI
Papa Bonifazio morde con una parola messer Rossellino della Tosa, il quale con alcuna piacevole risposta si difende.
267 Novella CXXVII
Messer Rinaldello da Meza dell'Oreno, essendo in Firenze, e veggendo molti giudici, si maraviglia, come Firenze non è disfatta, considerando, che un solo ha consumato la sua patria.
269 Novella CXXVIII
Il vescovo Antonio fiorentino con un piacevole motto confonde certi gentiluomini fiorentini, li quali si doleano, che a un suo fedele e servitore, e loro congiunto, essendo morto per usurajo, non lo lasciava sotterrare.
271 Novella CXXIX
Marabotto da Macerata con una nuova lettera, richieggendo di battaglia un gran Tedesco, libera per più mesi la sua patria che non è cavalcata.
272 Novella CXXX
Berto Folchi è preso, standosi al fuoco, da una gatta, e se non fosse la moglie, che con un sottile avviso il liberoe, egli ne venìa a pericolo di morte.
274 Novella CXXXI
Essendo andato una volta Salvestro Brunelleschi al bagno, per contentar la donna, per generare figliuoli, la donna l'altr'anno vi vuole ritornare; Salvestro le dice, che non è più buono a ciò, e ch'ella provi con altrui, e la donna vi va senza lui.
276 Novella CXXXII
Essendo stati assaliti quelli da Macerata dal Conte Luzzo, una notte venendo una grande acqua, credendo che siano li nemici, con nuovi modi tutta la terra va a romore.
279 Novella CXXXIII
Uberto degli Strozzi, essendo de' Priori, al tempo che lo Imperadore Carlo passò a pigliare la corona, in uno dì con due piacevoli detti quella tristizia fa convertire in risa.
281 Novella CXXXIV
Petruccio da Perugia, essendoli dato per debitore il Crocifisso dal suo prete, va con una scure percotendo il Crocifisso, e volendo da lui per ogni denajo cento, in fine è pagato.
283 Novella CXXXV
Bertino da Castelfalfi, faccendo una cortese lemosina a uno saccardo povero e infermo, essendo da' nimici preso, dal detto saccardo in avere e in persona è liberato.
285 Novella CXXXVI
Prova maestro Alberto, che le donne fiorentine con loro sottigliezza sono i migliori dipintori del mondo, e ancora quelle, che ogni figura diabolica fanno diventare angelica, e visi contraffatti e torti maravigliosamente dirizzare.
287 Novella CXXXVII
Come le donne fiorentine, senza studiare o apparare leggi, hanno vinto e confuso già con le loro legge, portando le loro fogge, alcuno dottor di legge.
290 Novella CXXXVIII
Non essendo obbedito dalla sua famiglia Buonanno di Ser Benizo, armatosi tutto a ferro, corre la casa per sua.
291 Novella CXXXIX
Uno Massaleo da Firenze, essendo in prigione con uno giudice stato della Mercatantia, con una strana piacevolezza usata nel giudice, si mostra avere errato.
293 Novella CXL
Tre ciechi fanno compagnia insieme, e veggiendo la loro ragione a Santa Gonda, vegnono a tanto, che si mazzicano molto bene insieme, e dividendo l'oste e la moglie, sono da loro anco mazzicati.
297 Novella CXLI
Come a uno Rettore capitò innanzi con una questione una femmina con tre sordi, e come nuovamente e piacevolmente diffinì la loro questione.
300 Novella CXLII
Uno buffone di Casentino morde uno avaro con una nuova risposta, e fàllo ricredente della sua miseria.
301 Novella CXLIII
Il Piovano da Settimo rimane scornato, perché uno, che era bastardo, scontrandolo gli dimostra con una piacevole novella, come anco elli è mulo.
303 Novella CXLIV
Stecchi e Martellino, con un nuovo giuoco e con un lordo, in presenza di messer Mastino, con la parte di sotto gittando molto fastidio, o feccia stemperata, infardano due Genovesi con li loro ricchi vestimenti, da capo a piede.
309 Novella CXLV
Faccendosi cavaliere messer Lando da Gobbio in Firenze per essere Podestà, messer Dolcibene schernisce la sua miseria; e poi nella sua corte essendo mossa questione a messer Dolcibene, con nuova astuzia e con le peta vince la questione.
313 Novella CXLVI
Uno standosi in contado, facendo volentieri dell'altrui suo, imbola un porco, e con sottil malizia nel mena, e morto che l'ha, con sottil frodo il mette in Firenze; il quale, essendo scoperto, paga lire ventotto, e ancora lo restituisce a cui l'avea imbolato, e in tutto gli costa fiorini dieci, e rende il porco.
316 Novella CXLVII
Volendo frodare un ricco di danari la gabella, s'empie le brache d'uova; essendo detto a' gabellieri, quando passa il fanno sedere, e tutte l'uova rompe, impiastrandosi tutto di sotto; e pagando il frodo, rimane vituperato.
320 Novella CXLVIII
Bartolo Sonaglini con una nuova e sottile astuzia fa sì, che, essendosi per porre molte gravezze, d'essere convenevolmente ricco, è reputato poverissimo, ed ègli posto una minima prestanza.
323 Novella CXLIX
Uno Abate di Tolosa con una falsa ipocrisia, faccendo vita che da tutti era tenuto santo, fu eletto vescovo di Parigi, là dove essendo a quello che sempre avea desiderato, faccendo una vita pomposa e magnifica, si dimostrò tutto il contrario, recando molto bene a termine li beni del vescovado.
325 Novella CL
Uno cavaliere, andando in una podestería, porta uno suo cimiero; uno Tedesco il vuole combatter con lui, ed elli niega la battaglia: in fine si fa dare fiorini cinque, che gli è costato, e pigliane un altro, ed avanza fiorini tre.