La Strada, La Difesa, La Sosta. Il Castello e i Bagni di Cefalà Diana


PREZZO : EUR 24,00€
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AUTORE/CURATORE/ARTISTA :
Fotografie di: Testi di: ,
EDITORE/PRODUTTORE :
COLLANA/SERIE : , 5
DISPONIBILITA': Esaurito


TITOLO/DENOMINAZIONE:
La Strada, La Difesa, La Sosta. Il Castello e i Bagni di Cefalà Diana

PREZZO : EUR 24,00€

CODICE :



AUTORE/CURATORE/ARTISTA :
Fotografie di: Testi di: ,

EDITORE/PRODUTTORE:


COLLANA/SERIE:
, 5

ANNO:
1985

DISPONIBILITA':
Esaurito

CARATTERISTICHE TECNICHE:
23 pagine
20 fotografie a colori
Brossura con alette
cm 24 x 30 x 0,3
gr 200

DESCRIZIONE:

Seconda di copertina:
Situato pochi chilometri a sud di Palermo, attraversato da un'importantissima via di penetrazione verso l'interno dell'isola, il territorio di Cefalà offre testimonianze archeologiche che ne documentano la frequentazione fin da età neolitica.
Altri resti archeologici di superficie mostrano l'esistenza, in età romana imperiale, di una fitta rete di installazioni rurali dislocate per lo piú nelle vicinanze dell'antico percorso viario che è lecito immaginare assai simile all'attuale. Sempre ad epoca romana è da attribuire, con molta probabilità, la costruzione di un primo edificio termale che sfruttava le acque tiepide di una sorgente sgorgante proprio nei pressi della strada.
Frequentata anche in età bizantina, come starebbe ad attestare la continuità del toponimo premusulmano, dopo la conquista normanna Cefalà venne a far parte della diocesi di Agrigento i cui vasti confini andavano, a sud, da Licata alla foce del Belice per poi spingersi verso nord, fino, appunto, alle divisiones Cefale.
Al 1121 risale la prima menzione di un insediamento fortificato: un documento che elenca i confini di un podere ubicato presso Vicari ricorda, fra l'altro, una viam castelli cognomento Cephalas. Si tratta di un piccolo edificio castrale di cui esistono i resti archeologici sulla cima del monte Chiarastella che un documento tardo, del 1460, chiama appunto chifala lu vechu, l'antica Cefalà.
Edrisi, il geografo magribino vissuto alla corte di re Ruggero, descrive Cefalà come un "grazioso paese" ma non ricorda l'esistenza del castellum né, tanto meno, dei bagni.
Il territorio, costituente forse con le sue decime la quarta prebenda del capitolo di Agrigento, viene infeudato probabilmente fin dal XII secolo. È del 1148 infatti, la menzione in atto greco di un tal Paneditos di Cefalà che potrebbe essere un componente della famiglia feudale della zona. Il grosso degli abitanti del luogo, in ogni caso, sembra composto da musulmani se, ancora nel 1242, un documento concernente Cefalà viene redatto oltre che in latino anche in arabo.
Ai primi del XIV secolo Cefalà è posseduta dalla famiglia Abbate: il villaggio, dopo un ultimo cenno verso il 1299, non viene piú ricordato dalla documentazione e l'insediamento stabile sembra essersi ridotto ad un castello isolato, sottoposto nel 1349 ad un duro assedio.
Nel 1329, o più probabilmente nel 1371, il territorio di Cefalà viene acquistato dai Chiaramonte che lo rivenderanno, dopo il 1374, a Federico de Federico. Sottoposta a ripetute confische al tempo dei due Martini, la baronia passa, nel volgere di pochissimi anni, di mano in mano. Nel 1365 viene concessa a Tommaso Ulezinellis per passare, nel 1399, ad Antonio del Bosco; nel 1401 va a Giovanni de Apilia e quindi, nel 1404, perviene a Pietro Raimondo de Falgar. Ouesti la vendè nel 1406, a Giovanni Abbatellis sr., ricco mercante di origini toscane i cui eredi si tramanderanno Cefalà (e la contea di Cammarata) fino al 1523.
Confiscata per la ribellione degli ultimi Abbatellis, la baronia verrà donata al Gran Cancelliere di Carlo V Mercurino Gattinara e quindi, nel 1525, venduta al barone di Capaci Francesco Bologna.
Dai Bologna, Cefalà passerà alla famiglia Scavuzzo e quindi all'Opera Pia delle Anime del Purgatorio da cui la acquisterà, nel 1639, Nicolò Diana.
I Diana otterranno il titolo di Duchi di Cefalà nel 1684 e fonderanno il villaggio di Cefalà Diana intorno alla metà del secolo XVIII.


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