In una densissima rete di richiami, che vanno dalla filosofia alla psicologia, dalla mitografia alla letteratura, l'autrice si confronta con le effigi delle Eroine intramando un racconto senza soluzione di continuità, finalizzato a dimostrare che Delfile, Sinope, Ippolita, Semiramide, Etiope, Lampeto, Tamiri, Teuca e Pentesilea, in realtà, non sono che parziali sfaccettature di un archetipo femminile. L'assoluta libertà delle citazioni e degli accostamenti, l'imprevedibile e volutamente rischiosa manipolazione delle fonti, creano un racconto di profonda suggestione, le cui stazioni - i nove capitoli - concorrono a delineare il ritratto della donna che non c'è, ma che dimora nelle pieghe del tempo e della storia: la decima Eroina, appunto.