Commento dell'editore:
Con Gregorio Nazianzeno (329-330 / 390) abbiamo davanti a noi il simbolo del letterato cristiano, che è diviso dal desiderio di godere del frutto del suo ingegno poetico – che è pur sempre dono di Dio, e quindi qualcosa di esaltante – e d'altra parte ne vede la caducità, che afferra tutte le cose umane, anche le più belle. Un ritratto del Cappadoce - dalle orazioni all'epistolario, dalla poesia alla teologia e filosofia, soffermandosi sulla ricezione nella posterità - che dimostra come egli, con Basilio e Gregorio di Nissa, abbia saputo, forse più di altri Padri del cristianesimo antico, esprimere le esigenze, i desideri e le sconfitte, che sono tipici dell'uomo di ogni epoca e di ogni uomo.