Quarta di copertina:
Nel settore caritativo-assistenziale Pavia e il suo territorio si rapportano all'Italia centrosettentrionale in modo del tutto singolare, soprattutto se ci si riferisce alla situazione dei due poli cronologici dell'età medievale, l'alto medioevo e il Quattrocento. Nel primo caso la specificità del caso pavese si identifica nel ruolo scarsamente significativo svolto dalla Chiesa cittadina e, di contro, nella intensa attività dei monasteri, in particolare di importanti centri monastici non pavesi.
Diversa, rispetto a una situazione altrove consolidata, è la realtà pavese anche nel settore degli ospedali 'specialistici'. Nessun lazzaretto è costruito a Pavia e neppure è sentita la necessità di programmarne l'istituzione, almeno fino al secolo XVII.
Anche sul fronte della riforma ospedaliera del Quattrocento il caso pavese è atipico. Pavia non conosce infatti, se non marginalmente, il fenomeno dell'accentramento dei molti piccoli ospedali/ospizi, variamente distribuiti sullo spazio urbano, in un unico hospitale grande. Il San Matteo non solo non si è proposto per accorpare gli altri ospedali ma, nell'unico caso di unione registrato, ha atteso, per così dire, di essere sollecitato e ha lasciato che in città continuassero ad operare altri enti aventi una loro propria 'missione assistenziale'.
Proprio la fondazione dell'ospedale 'grande' di San Matteo o della Pietà, ad opera dei soci della omonima confraternita laicale nel giugno del 1119, rappresenta il superamento del sistema ospedaliero medievale che contempla l'esercizio di una ospitalità generica e indifferenziata. Il San Matteo invece privilegia, da subito, il momento terapeutico rispetto a quello puramente assistenziale, ponendosi sulla strada per diventare, dopo gli sviluppi settecenteschi, la moderna 'fabbrica della salute' finalizzata alla cura e al ristabilimento dei malati.

Indice:
pag. 11 I. Premessa
13 II. Problemi di metodo e tipologia delle fonti
21 III. Le città dell'ltalia centrosettentrionale a confronto: identità e divergenze
Il caso pavese
I. Lo spazio urbano e suburbano
29 1. L'alto medioevo
35 2. Il secolo XII o la 'rinascita della carità'
40 3. La 'religíosità delle opere': l'esempio di Santa Maria di Betlem
46 4. San Lazzaro, la lebbra, i lebbrosi
57 5. Gli Ordini ospitalieri e altri enti urbani
65 6. La carità dei laici e la fondazione di nuovi ospedali nel secolo XIV
II. Il territorio
73 1. La specificità del sistema ricettivo in area extraurbana
79 2. In Lomellina
95 3. Sulle strade per Lodi e Cremona
98 4. In Oltrepò
III. Nuove forme di assistenza
106 1. La 'solidarietà di classe'
110 2. La carità della Chiesa; il ruolo del vescovo
118 3. La gestione dei legati nomine pauperum
123 4. La carità della città
131 5. La città e la peste: interventi per l'emergenza sanitaria
IV. Tradizione e innovazione nel Quattrocento
149 1. L'originalità del caso pavese
154 2. "Unum magnum et grande hospitale sub vocabulo Pietatis": il San Matteo
154 I. Fra Domenico da Catalogna
160 II. La confraternita ospedaliera: struttura e attività
167 III. I poveri
180 IV. I malati
186 V. Il personale paramedico e amministrativo
192 VI. I medici
198 VII. La farmacia
201 VIII. Il San Matteo e l'ospedale degli esposti: le ragioni di una polemica
206 IX. I benefattori
233 X. Note conclusive
241 Tabella 1
242 Tabella 2
244 Tabella 3
247 Tabella 4
V. Un'altra assistenza
264 1. La fondazione del Monte di Pietà di Pavia: un intervento assistenziale mirato?
283 Abbreviazioni e sigle
Indici a cura di Fabio Bargigia
287 Indice degli autori citati
295 Indice delle opere citate
325 Indice dei nomi di persona
351 Indice dei nomi di luogo
357 Indice degli enti e delle istituzioni
365 Volumi pubblicati nella collana