BUONE CONDIZIONI
Note di copertina:
Il processo dei sette secoli. Cadono tutte le accuse contro Dante Alighieri. Il dibattito ha contribuito a infrangere il magnifico isolamento del Poeta avvicinandolo alla sensibilità popolare come attiva forza poetica e morale. Una celebrazione dotta e appassionata allestita da illustri giuristi e letterati.
(Corriere della Sera - 17 Aprile 1966)
L'assolutorio verdetto di questo "processo" ha riparato, in parte, alle frammentarie e disarmoniche manifestazioni organizzate in occasione del centenario dantesco; ha riportato il grande pubblico davanti ai temi eterni della poesia; ha lavato l'offesa fatta all'esule fiorentino con una corale ed ecumenica riparazione.
Nessuna conferenza su Dante e le sue tribolazioni avrebbe richiamato tanta gente: le duemila persone che affollavano la Chiesa di S. Francesco hanno applaudito il verdetto. Questo era, in fondo, lo scopo del processo: perfettamente raggiunto nel suo duplice aspetto culturale e divulgativo.
… Una vera e propria revisione processuale sancita da un Collegio senza toga, ma che egualmente si è richiamato agli ideali di giustizia e di imparzialità delle aule giudiziarie.
(La Nazione - 17 Aprile 1966)
Dalle parole dei guidici e dei testimoni della difesa e dalla requisitoria della manifestazione di Arezzo, è emerso un fascinoso ritratto del nostro maggior Poeta.
L'applauso scrosciante dell'immenso pubblico rimasto nella Basilica di S. Francesco ha sottolineato la comune soddisfazione di una riparazione di giustizia che aveva tardato per sei secoli e mezzo.
(Il Giornale del Mattino - 17 Aprile 1966)
No, non è Dante che abbiam voluto assolvere: siamo noi e i migliori tra noi che, consapevoli del continuo degradare d'una civiltà e di un'arte che da divina a umana, a subumana, si va facendo addirittura meccanica, sentiamo l'urgenza di essere almeno assolti dal peccato di crudeltà verso chi ci ha elargito l'esempio d'un'ascesa all'eterno.
Tutto si è svolto con la sacralità d'un rito e nell'austerità più solenne, e il plauso con cui pubblico e Corte han salutato la sentenza, oltre che unanime e spontaneo, ha raggiunto la commozione.
(Favio Tombari - La parola e il libro, Anno 49°, ottobre 1966, Riv. dell'Ente Naz. Bibliot. popol. e scolastiche, Roma)
La sentenza di assoluzione è stata pronunciata dal più qualificato Tribunale che si possa comporre in Italia… Mai l'oratoria si è più felicemente sposata alla letteratura, alla storia, al diritto: non distrazioni, non scetticismi, non freddezze erano consentiti.
… La figura di Dante giganteggia nobilmente in queste acute ricerche le quali dimostrano quanto vaste e lontane siano le risonanze del suo pensiero e dell'opera sua. Or non più la vediamo nella consueta figura, avvolto in quella lunga clamide nera, col suo naso adunco, con la testa coperta dalla strana cuffia dalle due bande penzoloni. Oh no! È un Dante umano, familiare, comprensibile.
… Il Pubblico Ministero, costringendo la sua serrata requisitoria nell'attualità contingente, ha trattato la persona di Dante, ha sviscerato la vita privata di Dante, ha sottoposto alla martellante logica accusatoria l'operato di Dante, come se adempiesse davvero alla funzione giudiziaria, come se l'imputato fosse contemporaneo, confesso, presente.
… Un discorso a parte merita la difesa… Il compito era piuttosto difficile: da una parte il pericolo di cadere nel letterario, nel convenzionale, nella pedanteria… dall'altra, seguire la tentazione di attingere all'inesauribile miniera dell'opera dantesca, e degli studi secolari sulla sua opera e sulla sua vita sarebbe stato affogare nelle sabbie mobili; infine, c'era il pericolo, se vogliamo maggiore, di apparire superficiali ed inadeguati… Ma quella magnifica arringa, durata un po' più di un'ora come il volo di un'aquila sui picchi aguzzi delle difficoltà, ha condensato temi di procedura, di diritto, di letteratura, di storia.
… È stata la vera eloquenza, cioè un'oratoria perfetta. Una rapina pei cieli dell'eloquenza nella quale siamo stati trascinati tutti uomini e donne, letterati e incolti, smaliziati e novizi. Dentro di me, insieme con l'abbandono a quel vortice, c'era un altro godimento, una diversa soddisfazione: quella che si prova, cioè, nelle volte in cui ci si imbatte con il valore, con la verità, con la bellezza, con l'arte.
(Tullio Rispoli - Rivista L'Eloquenza, Anno 56° - Roma, Giugno, 1966)
Un corrispondente straniero fece la seguente osservazione: la coreografia del processo era talmente avvincente che nemmeno Strehler o Milos (ricordo solo questi due nomi) avrebbero potuto superarla.
Il Procuratore, i giudici e i testimoni erano o italiani o stranieri, ma tutti giuristi rinomati o storici o esperti in questioni dantesche di fama europea; l'arringa della difesa grandiosa e suggestiva.
Ne abbiamo parlato con il Prof. Tibor Kardos, studioso di fama mondiale della letteratura italiana e il miglior conoscitore di Dante in Ungheria per averne diretto la pubbicazione di tutte le opere in lingua magiara.
Egli dice: - La revisione del processo non fu affatto superflua, perché un'enorme ingiustizia doveva essere riparata completamente e solennemente dinanzi all'opinione pubblica del mondo...
La verità è che il rinnovarsi delle ondate di passione, la messa a fuoco di tutto il problema non fu inutile: non dobbiamo dimenticarci della catarsi che questo dramma processuale ha prodotto. L'opera di Dante e l'attuale processo, nelle loro relazioni reciproche, si adattano molto bene allo spirito dell'anno dantesco.
(Il processo di Dante in Arezzo - Intervista col Prof. Tibor Kardos dell'Università di Budapest nella Rivista Film, Szinhàz Muzsika, Budapest - Maggio 1966)
Indice:
pag. 5 Comitato
7 Premessa
13 Composizione della Corte
15 Estratti dalle sentenze di condanna del 27 gennaio 1302, del 10 marzo 1302 e del 6 novembre 1315
22 Ernesto Eula, Il Processo di Dante
I TESTIMONI
26 Ernesto Sestan, Comportamento e attività di Dante in Firenze come uomo politico e di parte
32 Pietro Bargellini, "Il figliuol d'Alaghieri": Dante, uomo privato
32 Guido Pampaloni, I primi tempi dell'esilio. Da Gargonza a S. Godenzo. L'Universitas Partis Alborum e il "governo" bianco in Arezzo
42 Francesco Mazzoni, Il fuoruscito "bianco" dal 1304 al 1310. Comportamento di Dante da quando si ebbe "fatta parte per sé stesso" fino all'elezione di Arrigo VII a Re dei Romani
48 Hans Rheinfelder, Dante e Arrigo VII. Le "Epistole" del 1310 e del 1311. La componente sveva nell'ideologia dell'Impero
52 André Pézard, La politica antifrancese di Dante. I regalisti francesi dell'epoca di Filippo il Bello e l'idea imperiale
60 Michele Maccarrone, Il processo alla "Monarchia" di Dante
66 Pier Giorgio Ricci, La "Monarchia" dantesca e l'idea dell'Impero nella sua realtà giuridica e politica al tempo di Dante
72 Alberto Chiari, L'epistola all'amico fiorentino
78 Vittorio Vettori, L'Exul immeritus. L'utopia di Dante
82 Silvio Abbadessa, Dante soldato nelle guerre contro Arezzo e contro Pisa. Cause politiche che le determinarono
L'ACCUSA
90 Requisitoria di Antonio Bellocchi
LA DIFESA
112 Arringa di Dante Ricci
I GIUDICI
138 Gian Gualberto Archi, Contrasto fra l'ideologia politica di Dante dopo l'esilio e quella della Firenze del suo tempo
142 Umberto Bosco, Dante e la politica del Papato
146 Alfredo De Marsico, La vicenda giudiziaria di Dante. Valutazione complessiva della sua personalità come "imputato" nei processi del 1302 e del 1315
152 Giovanni Leone, Natura giuridica e consistenza delle accuse mosse a Dante nel processo del 1302. Legittimità giuridica della presunzione di colpevolezza e della prova "publica fama referente"
158 Giuseppe Guido Loschiavo, Legalità giuridico-processuale della condanna del 1315. Consistenza e fondamento delle accuse
164 Pietro Manca, Regolarità e legalità del processo e delle condanne del 1302
170 Bruno Migliorini, Comportamento di Dante nei confronti di Firenze durante il lungo esilio. Valutazione della sua condotta in rapporto alle accuse mossegli
174 Carlo Pellegrini, Dante e la politica dei Re di Francia. L'idea dell'Impero e il nazionalismo francese
178 Vincenzo Renis, Legalità processuale delle condanne del 1302. Validità delle notificazioni e citazioni in giudizio
184 Niccolò Rodolico, Dante uomo politico e di parte prima e durante l'esilio
190 Mario Salmi, Le Epistole ai "Signori e popoli d'Italia", "ai fiorentini intrinseci" e ad Arrigo VII come elemento di prova dell'accusa di ribellione e di ghibellinismo
199 LA SENTENZA
APPENDICE
DOCUMENTI DANTESCHI
203 Intervento di Dante nei Consigli fiorentini (19 giugno 1301)
204 Sentenza di condanna del 27 gennaio 1302
207 Sentenza di condanna del 10 marzo 1302
208 Patto della Sacrestia di San Godenzo in Mugello (8 giugno 1302)
209 "Riforma" di Baldo d'Aguglione (2 settembre 1311)
219 Sentenza di condanna del 15 ottobre 1315
221 Bando maggiore del 6 novembre 1315
222 Petizione e Provvisione del 1373 per la pubblica lettura della Divina Commedia
224 Provvisione del 1396 per la tumulazione nel Duomo di Firenze delle ossa di Dante
226 Lettera della Signoria fiorentina a Ostasio da Polenta per la restituzione delle ossa di Dante
227 Liberazione dal bando di Messer Dante Alighieri, bisnipote del poeta (1494-95)
228 Lettera degli Accademici fiorentini a papa Leone X
TESTI LEGISLATIVI
da: Statuti della Repubblica fiorentina, editi da R. Caggese a cura del Comune di Firenze, 1921
Vol. I - Statuto del Capitano del popolo (anni 1322-25)
233 Libro III - Rubrica XVI: Quod de eodem maleficio nullus amplius quam semel puniatur
234 Rubrica XXI: De condemnanda non solventes condemnationes infra mensem
Vol. II - Statuto del Podestà (anno 1325)
234 Libro III - Rubrica II: De officio trium judicum maleficiorum
238 Rubrica LXXV: De arbitrio potestatis in maleficiis
239 Rubrica CXXIII: Quod ubi pena non est determinata, sit in arbitria potestatis
Rubrica CXXIV: Quod potestas habeat arbitrium in maleficiis
239 Rubrica CXXVIII: De condemnando qui non solverit condemnationem infra mensem
240 Libro IV - Rubrica LXIII: De inveniendis bonis condemnatorum et exbannitorum Communis Florentiae
240 Rubrica LXXXV: Nullus audeat exceptiones opponere contra sententias ecc.
Da: Statuta Populi et Communis Florentiae publica auctoritate collecta castigata et praeposita anno salutis MCCCCXV. Edizione a stampa di Friburgo, apud Michaelem Kluch, 1781
241 Libro III - Rubrica II: De officio judicum maleficiorum et de modo procedendi in criminalibus
247 Rubrica X: Quod executor debeat syndicare ecc.
247 Rubrica LXII: De syndicatu officialum forensium
253 Rubrica CLXII: Quod exbanniti Communis Florentiae possint offendi
253 Rubrica XXIII: De condemnatione in quarto pluri, si condemnatio soluta non fuerit infra mensem
254 Rubrica XXIX: Quod de eodem maleficio nullus amplius quam semel puniatur