La lettera fa parte dell'opera di volgarizzamento di testi religiosi antichi intrapresa da Domenico Cavalca (1270 ca-1342), predicatore domenicano.
Si tratta, in questo caso, di una lettera di san Girolamo (347 – 420), padre e dottore della Chiesa, indirizzata alla sua discepola Eustochio, nobilissima vergine di Roma, inducendola ad amare, e a conservare la sua verginità, e a rinunciare al mondo.