Commento dell'editore e quarta di copertina:
Il De orthographia è l'ultima opera di Cassiodoro: preceduta da una prima redazione inserita nel Codex de grammatica e oggi perduta, fu portata a termine a Vivarium nel 580 ca., quando l'autore aveva già superato i 92 anni di età. Strutturalmente lontana dai manuali teorici di epoca antica e tardoantica, l'opera è un florilegium disorganico, scritto per fini pratici in risposta a una richiesta avanzata dai monaci copisti di Vivarium: fornire uno strumento utile per la trascrizione e la lettura delle Sacre Scritture. Nei dodici capitoli dell'opera sono compendiati i manuali di otto ortografi antichi, cinque dei quali perduti (L. Anneo Cornuto, Curzio Valeriano, Papiriano, Eutiche, L. Cesellio Vindice) e tre giunti fino a noi in tradizione diretta (Velio Longo, Martirio, Prisciano), inquadrati da una prefazione e da un epilogo. Già pubblicato da Heinrich Keil sulla base di tre codici (in GL VII, pp. 143-210), il De orthographia viene ora ripresentato sulla base di un elenco di dieci manoscritti e di una recensio codicum integrale: l'indagine condotta sui vari testimoni ha permesso di tracciare uno stemma codicum ben definito e di gettare nuova luce sulle modalità di trasmissione dell'opera. Nell'Introduzione sono inoltre esaminati vari aspetti relativi alla produzione e alla circolazione del testo tra i secc. VI e XVI: la genesi dell'opera, le modalità di ricezione e fruizione delle fonti antiche, la sua fortuna in epoca altomedievale e infine la sua posizione nell'ambito della trasmissione dei trattati ortografico-grammaticali.
Sommario:
pag. VII PREMESSA
IX BIBLIOGRAFIA E SIGLE DELLE ABBREVIAZIONI
INTRODUZIONE
I. IL "DE ORTHOGRAPHIA" DI CASSIODORO
XXXVII La genesi del De orthographia (= DEO)
XLV Le fonti e le redazioni del DEO
II. LA TRADIZIONE MANOSCRITTA
LI Censimento dei testimoni
LIV Descrizione dei testimoni
LXIX Le edizioni antiche del DEO
LXXIII Relazioni tra testimoni: le famiglie α e β
LXXVI Un problema aperto: archetipo o idiografo?
LXXVII Errori d'archetipo
XCI Note tironiane ed errori d'archetipo (o subarchetipo)
XCIV Errori d'autore?
XCVII Forme grafiche insolite
C La famiglia α (= B D E F H P S)
CIV La classe γ (= D F P S)
CVIII La classe δ (= B E H O)
CXVI La famiglia β (= A C)
CXXV Conclusioni e stemma codicum
III. LE FONTI DELL'OPERA
CXXIX Identificazione e modalità di utilizzazione delle fonti
CXXX Cap. I: L. Annaeus Cornutus (20-65 d. C.)
CXXXII Cap. II: Velius Longus (sec. II)
CXXXIX Cap. III: Curtius Valerianus (sec. V)
CXXXIX Cap. IV: Papyrianus/Papyrius (secc. IV-V)
CXL Capp. V-VIII: Martyrius (sec. VI)
CLXV Cap. IX: Eutyches (sec. VI)
CLXVI Capp. X-XI: L. Caesellius Vindex (sec. II)
CLXXV Cap. XII: Priscianus Caesarensis (sec. VI)
CLXXV Conclusioni
IV. LA TRASMISSIONE DEL DEO
CLXXVII La tradizione indiretta: prime attestazioni del DEO
CLXXXIX La tradizione diretta: la famiglia α e la sua origine
CXCV I codici della famiglia β
CCII L'archetipo vivariense
V. LA CLASSE δ
CCV Il DEO nelle sillogi ortografiche altomedievali
CCVII Q. Terentius Scaurus (sec. II)
CCVIII Ps. Caper (sec. IV)
CCX Agroecius (sec. V)
CCXII Beda (673-735)
CCXIV Alcuinus († 804)
CCXV Modalità di formazione
CCXXII Conclusioni e stemma codicum
VI. PREMESSA ALL'EDIZIONE: CRITERI UTILIZZATI
CCXXVII Contributo delle fonti utili alla ricostruzione del testo
CCXXIX Constitutio textus ed emendatio
CCXXXI Criteri di edizione
CCXXXIII Aspetti grafici e morfologici
1 DE ORTHOGRAPHIA
2 Conspectus siglorum
INDICI
83 Indice dei manoscritti
87 Indice degli autori e opere anonime
93 Indice degli studiosi