Commento dell'editore:
Il De captivitate ducis Iacobi è una tragedia latina in versi scritta da Laudivio Zacchia e dedicata a Borso d'Este, probabile committente dell'opera. La vicenda ripercorre le ultime tappe della vita di Iacopo Piccinino, allora noto e temuto capitano di ventura, assassinato a Napoli nel 1465 per ordine di Ferrante d'Aragona e con la complicità del duca di Milano Francesco Sforza. La composizione del De captivitate ducis Iacobi è riconducibile al rinnovato entusiasmo per gli studi sulle tragedie di Seneca che influenzarono profondamente la scrittura di Laudivio. Dal punto di vista drammaturgico, il De captivitate rivela numerose analogie con la tragedia antica: la suddivisione in cinque atti, il ruolo dei cori, la polimetria, la presenza di personaggi ricorrenti, quali, ad esempio, il consigliere o il messaggero. Non mancano tuttavia soluzioni originali, come la trasposizione in scena dello stesso duca Borso d'Este, che richiama le forme della sacra rappresentazione medievale e la rottura delle unità di tempo e di luogo. Il De captivitate ducis Iacobi è tràdito da un unico codice, conservato presso la Biblioteca Estense di Modena. Il testo critico qui presentato è corredato di traduzione a fronte, la prima in lingua italiana, ed è accompagnato da note di commento.