Quarta di copertina:

Intorno al 573 Martino, vescovo metropolita di Braga in Galizia, già abate-vescovo nel monastero di Dumio, noto per l'appellativo di "apostolo degli Svevi", scrisse il "De correctione rusticorum", seguendo liberamente la traccia del famoso "De catechizandis rudibus" di Agostino. Il pastore interpreta ed esprime le preoccupazioni delle Chiese locali di fronte alle pratiche superstiziose di origine pagana penetrate nel costume dei cristiani della "campagna". La serrata requisitoria contro le superstizioni denunciate una ad una è affiancata e sostenuta da un'essenziale catechesi circa le fondamentali verità della fede cristiana, secondo lo schema del "Simbolo Apostolico": una catechesi presentata con linguaggio semplice e popolare ("rustico sermone") adatto agli interlocutori. L'opuscolo, anche per il persistere di quelle pratiche superstiziose di cui ancora oggi si segnalano tracce evidenti, ebbe fortuna, e fu ampiamente utilizzato per almeno due secoli. L'edizione critica qui presentata - revisione aggiornata dell'edizione di Barlow - è accompagnata dalla prima traduzione italiana dell'opera; il testo è di notevole interesse non solo per il suo contenuto dottrinale ma anche per le implicazioni concernenti l'evoluzione della lingua latina, la storia della liturgia battesimale e della religiosità "popolare".

Indice:
INTRODUZIONE
pag. 7 1. Martino di Braga e il suo secolo
12 2. Cristianesimo e "sopravvivenze" pagane nella Galizia del VI secolo
19 3. Una catechesi "popolare". Fonti e imitatori
26 4. Contenuti e linguaggi del DCR
39 Sigle
DE CORRECTIONE RUSTICORUM
41 Testo e traduzione
79 COMMENTO
127 Bibliografia
135 Indice dei passi biblici
137 Indice dei temi e delle cose notevoli
141 Indice dei nomi e delle parole.