Commento dell'editore:
La riflessione attorno alla natura della libertà e del libero arbitrio è un tassello fondamentale nel percorso storico di «scoperta» della soggettività. Agli inizi del XIII secolo il profondo mutamento del quadro politico, economico e religioso europeo sposta su questi temi l'attenzione degli uomini di cultura. Tra i teologi si fa strada il problema del rapporto fra i contenuti della «sacra pagina» e una realtà segnata da un profondo dinamismo testimoniato dalla nascita di università e ordini mendicanti. In particolare lo «studium» parigino, fra il 1225 e il 1235, è teatro di una discussione sull'atto morale che ambisce ad assorbire i contenuti dell'etica aristotelica e della tradizione patristica greca in un quadro dottrinale che rimonta ad Anselmo d'Aosta e Abelardo e alla loro rilettura di Agostino e di altri Padri della Chiesa. Attraverso due fra le maggiori opere teologiche composte in questo arco temporale, la «Summa de bono» di Filippo il Cancelliere e il «Super quatuor libros Sententiarum» del domenicano Ugo di Saint-Cher, il volume ripercorre le tappe del tentativo di costruire una visione unitaria dell'agire morale. Il risultato di tale processo è la nascita di quel nuovo lessico morale che sarà poi adottato e sviluppato da autori come Alberto Magno, Bonaventura da Bagnoregio, Tommaso d'Aquino.