Commento dell'editore:
La memoria scritta della città medievale.
Nei molti secoli che separano la caduta dell'impero romano dalla piena affermazione della città comunale una zona d'ombra si proietta sull'iconografia urbana, attraversando la quale non s'incontrano immagini che riproducano singole città nel loro assetto complessivo o almeno in alcuni degli elementi reali. Solo fonti testuali permettono di indagare i processi di orientamento e di formazione di una nuova idea di città in rapporto alle strutture materiali in profonda evoluzione. Le mappe sono composte per mezzo della parola. Nell'assenza di convenzioni cartografiche largamente condivise fondate sull'oggettivazione di uno spazio esterno al descrittore, le scritture cercano di ancorare i dati a griglie di riferimento fragili e soggettive, finalizzate a un uso immediato. In mancanza di un modello di mappatura dello spazio urbano, ne esistono molti, ma proprio questa apparente debolezza, la pluralità degli approcci, consente di seguire da vicino, in questa fase fortemente dinamica della città, il processo di costruzione di mappe mentali, e l'emergenza degli elementi in base a cui saranno poi costruite le rappresentazioni grafiche dell'età moderna. Il testo prende in esame scritture di vario tipo, composte con diversi linguaggi per ragioni diverse in un lungo arco di tempo, e cerca al tempo stesso di metterle in relazione con le strutture materiali cui sono riferite.
Il primo capitolo analizza le scritture che dall'alto Medioevo fino all'inizio dell'età moderna hanno descritto Roma per orientare i pellegrini che visitavano le reliquie cristiane e i monumenti pagani. Il secondo capitolo esamina le scritture legislative e quelle celebrative che hanno accompagnato l'ascesa del Comune. Il terzo capitolo propone il caso di scritture specialistiche per addetti ai lavori, i trattati di architettura, che contengono riflessioni teoriche prive di sbocco progettuale immediato, ed elaborano nuovi modelli astratti di spazio urbano.