Attendolo Sforza 1369-1424. Da Spoleto all'Aquila, da Napoli a Benevento

Vita del condottiero di ventura di Cotignola che diede origine alla casa dei Duchi di Milano

PREZZO : EUR 16,00€
CODICE: ISBN 8888964827 EAN 9788888964829
AUTORE/CURATORE/ARTISTA :
Autore: Traduzione dal latino: Traduzione dal volgare: A cura di:
EDITORE/PRODUTTORE :
COLLANA/SERIE :
DISPONIBILITA': In esaurimento


TITOLO/DENOMINAZIONE:
Attendolo Sforza 1369-1424. Da Spoleto all'Aquila, da Napoli a Benevento
Vita del condottiero di ventura di Cotignola che diede origine alla casa dei Duchi di Milano
PREZZO : EUR 16,00€

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ISBN 8888964827
EAN 9788888964829

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COLLANA/SERIE:


ANNO:
2013

DISPONIBILITA':
In esaurimento

CARATTERISTICHE TECNICHE:
96 pagine
Brossura
cm 17 x 24 x 0,5
gr 186

DESCRIZIONE:

Attendolo Sforza, anzi, Giacomuccio alias Muzio detto Sforza, della famiglia degli Attendoli, era rimasto per molti anni a fare il caporale a Cotignola e in altri paesi dell'Emilia. Il suo nuovo lavoro, abbandonata la zappa, divenne quello di saccheggiare ed occupare Terre, essendo spesso al soldo di piccole città per sfamare la nutrita figliolanza e la folta parentela al seguito, tutti provenienti dalla natìa Cotignola. L'ascesa del 'caporale' Sforza cominciò dopo l'occupazione di Roma da parte di Re Ladislao nel 1408 e proseguì con quella di Perugia e L'Aquila, città dove fu ripristinato un Viceré degli Abruzzi soggetto a Napoli. Il sovrano, nominatosi Re d'Italia, forte dell'amicizia con Giacomuzio, portò a termine le scorrerie nell'Umbria prima di morire e lasciare il trono alla Regina Giovanna II che elevò lo Sforza al grado di Gran Contestabile del Regno Partenopeo. Nonostante ciò Attendolo passò al servizio del Papa come Gonfaloniere della Chiesa, fino alla morte nel fiume di Pescara.

Indice:
Prefazione di Arturo Bascetta
pag. 5 Giacomuzio detto Muzio degli Attendoli soprannominato Sforza
6 Le scorrerie nell'Umbria per conto di Re Ladislao
7 Alla corte della Regina Giovanna II: la prigionia, le offese, il riscatto
9 L'elevazione al grado di Gran Contestabile del Regno partenopeo
13 Al servizio del Papa come Gonfaloniere della Chiesa
15 Il ritorno a Napoli per cacciare gli Aragonesi e favorire gli Angioini
20 Alla conquista degli Abruzzi per l'annessione dell'Aquila a Napoli
21 La morte nel fiume Pescara per un gesto eroico degno del suo nome
ATTENDOLO SFORZA
25 I. Della nascita di Sforza
25 II. Di quel che si ragionò del suo nascimento
26 III. Dell'ascendente, geniture e nome di lui
27 IV. Della divinazione degli astrologi
27 V. Della creanza e principio suoi
27 VI. Della prima milizia di lui
28 VII. Dell'altezza d'animo e desiderio di gloria
28 VIII. Di Giovanni Acuto capitano inglese
28 IX Di Broglia, Biordo ed Alberigo capitani grandi
29 X. Come Alberigo fu quello che ritrovò gli uomini d'arme
29 XI. Del soprannome ch'egli s'acquistò per effetto
30 XII. De' suoi primi compagni alla guerra
30 XIII. Dei condottieri amati da lui pel loro valore
31 XIV. Dell'amicizia ch'egli ebbe con Braccio
31 XV. Delle cagioni perchè ruppe l'amicizia con Braccio
32 XVI. Della cagione della inimicizia con Tartaglia
33 XVII. Della prima condotta ch'egli ebbe di cavalli
33 XVIII. Dell'arma che gli fu donata dall'imperatore Roberto
34 XIX. Della più onorata milizia sua
35 XX. Della morte di Ottone Terzo
36 XXI. Di quel che diversamente si ragionò della morte di Ottone
37 XXII. A quai prìncipi egli servisse
37 XXIII. Di Lodovico II e degli onori della regina Giovanna
38 XXIV. Quante volte Sforza ebbe vittoria e quante fu rotto
39 XXV. Come Agnolo dalla Pergola fu rotto da lui
40 XXVI. Del re Ladislao vinto da lui al Garigliano
40 XXVII. Della vittoria ch'egli ebbe all'Aquila
42 XXVIII. Di Tartaglia vinto a Toscanella
43 XXIX. D'una battaglia combattuta valorosamente al ponte del Sebeto
44 XXX. Della città di Roma rimessa in libertà e del Piccinino preso in battaglia
45 XXXI. Del re Alfonso rotto in battaglia
46 XXXII. DeIIa rotta ch'egli ebbe a Viterbo
47 XXXIII. La rotta ch'egli ebbe a Grotta
48 XXXIV. La rotta ch'egli ebbe a Capua
48 XXXV. Quante volte fu preso in battaglia e per agguato
48 XXXVI. Della battaglia fatta a Casalecchio
49 XXXVII. Come egli fu preso a tradimento
51 XXXVIII. In che modo fu preso a Benevento
52 XXXIX. Come Jacopo di principe fu chiamato re e come Sforza salvossi
53 XL. Con quai condizioni Sforza fuggisse la morte
54 XLI. Del castigo ch'ebbe Giulio Cesare, e della felicità di Sforza
55 XLII. Della regina, quando fu preso il re, liberata
56 XLIII. De11e ingiurie punite per giudicio di Dio
56 XLIV. Della morte dell'Alopo
56 XLV. Della morte di Giulio Cesare, di Peretto e di Cecolino
57 XLVI. Della calamità del re Jacopo
57 XLVII. Della morte di Sergiano gran siniscalco
58 XLVIII. Della vituperosa morte di Nicolò Orsino
58 XLIX. Di Paolo Orsino morto per insidie di Braccio
59 L. Del supplicio d'Armalerio traditore
60 LI. Dell'infelicità della parte Braccesca, e buona sorte della Sforzesca
60 LII. Della ferita ch'egli ebbe a Viterbo
60 LIII. De' pericoli ch'egli ebbe nell'assalto di Capitone
61 LIV. Del pericolo della vita ch'egli ebbe in Roma
62 LV. Delle insidie da lui valorosamente schivate al fiume Calore
62 LVI. Delle insidie vinte da lui con astuzia al fiume Sarno
63 LVII. Del pericolo ch'egli passò facilmente a Gaeta con picciol caso
64 LVIII. DeIIa temprata liberalità e astinenza sua, e del dispregio de' denari
65 LIX. Di due sue concubine
65 LX. D'Antonia Salimbeni sua moglie
66 LXI. Di Catella Alopa seconda sua moglie
67 LXII. Di Maria Martiana, terza sua moglie
68 LXIII. De' figliuoli ch'egli ebbe di Lucia Terzana
69 LXIV. Dei parentadi ch'egli fece con gran prudenza
70 LXV. Della clemenza e severità verso i suoi
70 LXVI. Di Martino Pasolino salvato da lui
71 LXVII. Della clemenza verso Biso
71 LVIII. Dell'inusitata sorte di pene
72 LXIX. Del supplicio di Graziano
72 LXX. Dell'umanità sua verso Brandolino conte
73 LXXI. Dell'odio che s'acquistò per la morte di Tartaglia
74 LXXII. Della natura dell'animo suo
74 LXXIII. Della disciplina domestica e militare
75 LXXIV. Del vestire e mangiar di lui
75 LXXV. Della divozione sua verso Dio e i Santi
76 LXXVI. Dell'amore verso la patria
76 LXXVII. Dell'amor verso i parenti
77 LXXVIII. Dei precetti che diede a Francesco suo figliuolo
77 LXXIX. Della prudenza che s'acquistò dai giudìcj
78 LXXX. Del candor dell'animo e della memoria di lui
78 LXXXI. Dello studio delle lettere toscane
79 LXXXII. Della generosità dell'animo suo verso i nemici
80 LXXXIII. Della fortezza di lui in sopportare il dolore
81 LXXXIV. Della piacevolezza sua
81 LXXXV. D'una facezia sua
82 LXXXVI. D'uno arguissimo suo motto
82 LXXXVII. Della statura del corpo suo
83 LXXXVIII. Della destrezza de' suoi membri
83 LXXXIX. Dell'infelicità della morte sua
84 XC. Del giudicio e della lode di Braccio verso il morto, e della morte di lui
85 XCI. Dei segni i quali significarono la morte di lui
86 Note bibliografiche alla Prefazione di Arturo Bascetta
88 Dedica del Giovio e Dedica del Domenichi riportate dal Fabi
89 Note del Fabi alle dediche e al testo
92 Bibliografia del Fabi


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