Sulla direzione da Bruxelles a Ostenda la terra fiamminga di Gent, di Brugge, è una terra grassa, a basse ondulazioni, con persone positive e massicce. Verso il mare del Nord il sole dipinge tinte accese. A lunghe strisce, scarlatte, brune, verdi, turchine, i crepuscoli segnano molta parte del pomeriggio, lustri e fermi. Di questi colori e di quelle figure è fatta la pittura di Jan van Eyck. Qualcosa, dunque, di locale? Sì, nel naturalismo, nel senso della materia; no, anzi il contrario, nell'evoluzione che Jan rappresenta non solo rispetto alla tradizione, ma anche rispetto al fratello Hubert. Dico evoluzione perché sento la vicinanza di Jan. Posso provare incanto e finanche nostalgia per la spiritualità di memoria medievale, ma il mio occhio è moderno; in Jan, "inventore del ritratto moderno" (Van Puyvelde), percepisco il contatto.
(Dalla Presentazione di Raffaello Brignetti)