Quarta di copertina:
Della rosa fronzuta
diventerò pellegrino;
ch'io l'aggio così perduta.
Perduta non voglio che sia,
né di questo secolo gita,
ma l'uomo, che l'ha in balia
di tutte gioie l'ha partita.
Federico II imperatore
Sette secoli e mezzo ci separano dal Roman de la Rose di Guillaume de Lorris, che insieme alla sua continuazione, opera di Jean de Meun, costituisce, per dirla con il Viscardi: "il messaggio che l'anima medievale ha inviato attraverso il tempo, per l'eternità; l'eredità solenne che lo spirito francese del medio evo lascia ai venturi". Il simbolismo erotico del Roman de la Rose è perfettamente analogo al simbolismo cavalleresco e religioso del ciclo del Graal, e a quello dell'iniziazione alchemica: il miracolo insieme poetico ed esoterico del poema di Guillaume consiste proprio in questa totale fusione di elementi sacri e "profani": le creature sono un segno dell'esistenza del Creatore, e il cammino della mistica Unione è la via che conduce a svelare in esse la Luce divina.